Oggi voglio concentrarmi su Aosta, portandovi indietro nel tempo fino a quel momento in cui Augusta Prætoria divenne semplicemente Augusta.
Dopo il periodo di invasione in seguito alla caduta dell’Impero Romano Aosta si risveglia un po’ ammaccata*, ma gli edifici pubblici sono ancora in piedi. E sono ancora in piedi le mura.
Eppure è strano, quando ci immaginiamo quel periodo pensiamo agli aostani del tempo, armi in pugno, asserragliati dietro le mura con le porte blindate e gli attacchi dall’esterno volti a fare breccia per creare un varco e distruggere quella resistenza.
Non fu così: le mura furono lasciate intatte perché inutili, segno che ogni resistenza finì piuttosto presto.
Nel pieno Medioevo la città cambia volto.
Non vi è più la fognatura ma rigagnoli ai cui lati sono costruite le case, soprattutto in legno. Gli abitanti più facoltosi sfruttano invece le mura ancora in piedi degli antichi edifici pubblici romani, un tempo pieni di vita, che diventano così abitazioni.
La Porta Prætoria è quasi ostruita da case e si può entrare in città solo dalla sottile apertura settentrionale. Al centro è costruito il forno che cuoce il pane per tutto il quartiere. Se alzate lo sguardo e guardate la saracinesca, potrete vedere, ancora oggi, le tracce del fumo. Una fotografia immortale di quel tempo lontano.
La città è divisa in tre quartieri: Mauconseil, Bicaria e Porta Sant’Orso.
Mauconseil, il quartiere settentrionale che ora troveremmo tra le vie Croce di Città e Aubert; Bicaria, il quartiere meridionale delimitato dal decumano massimo; Porta Sant’Orso, dal limite orientale dell’attuale piazza Chanoux fino a fuori le mura.
Ampie zone di questi quartieri sono occupate da campi e prati. La popolazione è diminuita a causa delle guerre e dell’incertezza e diverse zone sono rimaste disabitate.
Ogni quartiere ha il suo mercato e in fondo è quello che accade ancora oggi. Via Vevey, viale della Pace, via Saint-Martin-de-Corléans. Diverse zone, ognuna con il suo mercato. Echi di quel passato che in qualche modo permane nel mondo di oggi.
Ma non solo, ogni quartiere ha anche il proprio ospedale ed è retto da due sindaci eletti due volte l’anno.
La vita continua e riprende in una città profondamente cambiata ma non meno vivace. E nel frattempo i vari signorotti ricchi occupano i vecchi bastioni romani creando residenze là dove c’erano un tempo torri e porte e prendendo il controllo dei vari quartieri.
Così troviamo i nobili de Porta Sancti Ursi che si sono stabiliti nella Porta Prætoria e controllano l’omonimo quartiere, i nobili de Plovia (de Plouves) che occupano le torri del lato orientale delle mura che oggi si affacciano proprio su Piazza Plouves, e i de Casei (de Fromage), vassalli dei de Porta Sancti Ursi. Nell’anfiteatro si sono stabiliti i de Palacio (de Palais). Sul lato settentrionale troviamo i de Porta Augustæ (de La Porte) che controllano il quartiere di Mauconseil, mentre il quartiere Bicaria rimane sotto lo sguardo attento del visconte di Aosta.
Passeggiando tra le vie di Aosta, oggi, possiamo ancora vedere le tracce di quel passato. Riusciamo quasi a sentire il vociare allegro del mercato, le grida perché un bimbo impertinente ha rubato la frutta da un bancone, il chiacchiericcio, lo scorrere dell’acqua.
Sono gli anni in cui nasce la Fiera di Sant’Orso e Aosta è allegra e vivace.
*per informazioni su quelli che vengono erroneamente chiamati “secoli bui” rimando al mio articolo I colori dei secoli bui.
Per approfondire:
Zanotto A., Histoire de la Vallée d’Aoste, Musumeci Editeur, Aosta, 1980
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