Oggi voglio portarvi con me a fare un viaggio un po’ diverso.
Voglio raccontarvi un luogo che non è solo un museo. È un luogo in cui si respira il nostro passato, che conserva le tracce di un tempo lontano che però vive ancora.
Se fate silenzio potrete sentire le pietre che parlano e raccontano la loro storia.
E allora chiudete gli occhi e immaginate la bellezza di un quartiere della città con tracce di arature sacre del V millennio a. C., pozzi del 4200 a. C. circa (realizzati anch’essi a scopi rituali) all’interno dei quali sono stati trovati macine e macinelli e semi, buchi di pali allineati e stele antropomorfe che continuano la linea dei pali datati tra 2900 e 2500 a. C.
Su queste stele sono persino rimaste tracce della presenza del colore e sono decorate, incise, con collane, vesti e armi. Non si sa chi siano, forse eroi o divinità o ancora capi o re. Non importa, rimangono lì, impassibili, a vegliare su ciò che siamo stati.
Dopo le stele, tombe realizzate tra il 2500 e il 1600 a. C. E poi necropoli prediale romana con corredo e tutto il resto, accanto a elementi insediativi, tra cui un edificio rustico.
E poi ancora tombe tardoantiche e poi medievali, accanto a una permanenza agricola dell’area.
E poi, legata al cimitero, la chiesa che riprende dunque quella funzione sacra che aveva all’origine, nel Neolitico, nel V millennio a. C., funzione che ha tutt’ora perché la chiesa, seppur ricostruita nel XVII secolo c’è ancora con la torre romanica, testimone del suo passato.
La chiesa che ancora oggi è utilizzata, a fianco di quella più moderna e sede parrocchiale.
Ecco, immaginate un luogo come questo che in seimila anni di storia non ha mai smesso di vivere, di respirare, di mantenere quel suo carattere di luogo sacro, di rispetto.
Pensate a quanta storia hanno visto passare queste pietre.
Non è meraviglioso? Non è incredibile?
Area megalitica di Aosta, foto Enrico Romanzi, da Facebook
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