Ma che bel castello

C’era una volta, tanto tempo fa, un signore, capo di una famiglia che si chiamava De Amavilla.

Siamo all’alba del XIII secolo e il signore aveva deciso di costruire un castello. Non era un vero e proprio castello come ce lo immaginiamo oggi con alte torri e verdi cortili. Era, in realtà, una casaforte: un unico blocco di muratura alto tre piani (immagine 1).

Questo strano castello era però circondato da una cinta muraria che lo rendeva un vero e proprio castrum, un luogo fortificato dove, in caso di guerra, tutti gli abitanti del borgo potevano rifugiarsi.

E, infine, era un simbolo di potere: osservandolo era chiaro a tutti chi comandava.

Un giorno, però, arrivò un’altra importante famiglia, gli Challant, e nel XIV secolo questo castello passò nelle mani di Aimone di Challant che decise che era giunto il momento di fargli cambiare forma, per farlo diventare più grande.

Aimone fece costruire una seconda cinta muraria e allargare il torrione, quella strana casaforte che era all’origine, rendendolo ancora più maestoso, simbolo del potere della sua famiglia.

Intanto il tempo passava e Aimone morì. Il castello passò dunque al figlio, Amedeo, che aveva un obiettivo: terminare i lavori che aveva in mente entro la data del suo matrimonio con la sua bella Louise de Miolans.

Eh sì, Amedeo voleva un castello ancora più grande e bello di quello del padre, e fu così che nel 1413, nel giorno delle sue nozze, la struttura si presentò arricchita di quattro torri, una ad ogni angolo, che la resero una vera e propria dimora signorile, proprio come voleva il suo signore (immagine 2).

I signori non erano però ancora soddisfatti, non si accontentavano mai, così verso la fine del secolo, decisero di alzare le torri realizzandone l’ultimo piano, un po’ più vicino al cielo. Ora sì che era davvero magnifico!

Passarono gli anni e poi i secoli. Ed eccoci giunti nel periodo 1713-1728, quando Joseph-Félix di Challant decise che era arrivato il momento di modernizzare un po’ l’aspetto di quel vecchio castello. Fu così che fece costruire i loggiati che chiudono ancora oggi gli spazi tra le quattro torri (immagine 3).

L’esterno rimase così, immutato nel corso degli anni successivi. L’interno, invece, subì ancora numerose ristrutturazioni, man mano che il castello cessava di essere una proprietà degli Challant per passare ad altre famiglie, di mano in mano, fino al 1970, quando la Regione Valle d’Aosta decise di acquistarlo e restituirlo alla collettività tutta.

Dell’edificio più antico resta poco, ma ancora si vedono alcune porzioni dei muri di fondazione. Se si fa silenzio e si ascolta, è ancora possibile sentire le storie che hanno da raccontare, i passi che hanno attraversato le stanze, i respiri, i pianti, le risa, i sospiri di paura e le urla di gioia. Se poi salite fin sopra all’ultima sala e arrivate nel sottotetto, potrete osservare le travi originali (immagine 4), datate al XV secolo, immortali frammenti di un lontano passato che ancora ci guarda, immutabile e misterioso.

Oggi questo castello è ritornato al suo antico splendore, in seguito ad un sapiente lavoro di ristrutturazione e restauro. Dimora divenuta museo restituito a tutti noi. Un gioiello da conservare e proteggere che conserva nelle sue pareti, nei soffitti e nelle stanze, tutta la lunga storia che racchiude, ancora visibile, quasi tangibile.

Una storia a lieto fine, questa, ed è così che voglio augurare anche a voi un lieto fine che possa portare sorrisi al nuovo anno che verrà.

Auguri!

Per approfondire:

AA.VV., Il castello di Aymaville, Collana Cadran Solaire, Aosta, 2004.

Platania D., Vallet V.M. (a cura di), Chateau d’Aymaville. Guida, Tipografia valdostana, Aosta, 2021

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